La danza di Sara sul Sentiero Italia CAI
Sara Bonfanti è una ballerina. Nel 2022 diventa la prima donna a compiere in solitaria il cammino più lungo al mondo. Un'esperienza che ora porta sulle scene.
La storia di Sara Bonfanti e del suo cammino sul Sentiero Italia CAI mi ha catturata fin dal primo istante. C'era qualcosa di magnetico nell'immagine di questa ballerina che si è messa uno zaino in spalla per affrontare i quasi ottomila chilometri lungo il nostro Bel Paese (isole comprese).

No, non poteva essere solo il compimento dei suoi quarant'anni la spinta per un'avventura così audace. Doveva nascondersi qualcosa di più profondo, una motivazione capace di sostenere ogni passo di quel lungo viaggio.
Quando finalmente le ho chiesto cosa l'avesse davvero spinta a partire, la sua risposta secca e sincera è stata: «Per amore».
Danza e montagna: le grandi passioni di Sara Bonfanti
Alla danza Sara ci arriva tardi, a vent’anni. Racconta: «Da giovanissima praticavo la ginnastica ritmica. Poi, per caso, ho scoperto la danza classica e quella moderna e ci ho preso gusto fino a maturare il sogno di diventare una ballerina. Sì, proprio quella con il tutù. Ho mollato quindi il lavoro in ufficio, ho iniziato a fare audizioni e a ballare. Contemporaneamente mi sono formata come insegnante di danza e fitness».
Sara non ama solo la danza, ma anche la montagna. Ci andava sempre con suo padre. E soprattutto le piace la lentezza del cammino, per osservare e assaporare ogni passo.
Sara Bonfanti sul Sentiero Italia CAI, la sua 'ossessione'
«Il Sentiero Italia CAI mi girava in testa dal 2019, dopo aver percorso la Via Francigena. Mi sono innamorata di questo sentiero, tanto da farlo diventare la mia ossessione. Così mi sono detta: lo farai da sola e in un’unica volta. In quell’anno il Club Alpino Italiano aveva iniziato la riqualificazione del percorso, con la pubblicazione delle prime mappe GPX. Mi sono quindi data del tempo per studiarlo e per curare tutto nei minimi particolari. Ma più ci pensavo e più non desideravo altro che mettermi sul sentiero».
Il 17 maggio 2022 Sara parte da Muggia, in Friuli Venezia-Giulia (unico comune dell'Istria rimasto italiano) per il suo trekking durato ben sette mesi. Nonostante la scelta di percorrerlo in solitaria, con lei parte Adriano Di Giovanni, compagno di viaggio che però dà forfait per problemi fisici dopo 600 chilometri. «Non ho avuto dubbi se continuare o meno da sola. Era comunque l’idea originaria così ho proseguito con il mio progetto. Ero pronta per affrontarlo da sola. I cammini sono fatti per essere percorsi in solitaria».

Le chiedo qual è stata la scoperta più sorprendente del suo lungo viaggio a piedi. «L’Italia è bellissima, ha paesaggi stupendi. Una cosa che mi ha sorpresa è stata l’accoglienza e l’empatia che ho avuto con le persone. Ho scoperto un Paese che mi ha dato il cuore e mi ha aiutata per quel che poteva: un sorso d’acqua, una barretta, un piatto di polenta, una cucitura veloce ai pantaloni. Mi presentavo a piedi, naturale, senza maschere, come a dire: questa sono io. Un approccio sincero che forse ha portato le persone a comportarsi allo stesso modo. Poi, ogni regione ha una forma diversa di approccio. Al nord prima ti guardano poi si aprono; al sud è diverso, appena ti vedono ti chiamano e ti accolgono a braccia aperte. In Calabria è stato il massimo: grazie al passaparola delle sezioni CAI sono stata accompagnata e ospitata da un sacco di persone».
Paura, Sara, non ne ha mai avuta. Qualche momento di difficoltà, forse. Quando non trovava il sentiero oppure quando il tempo peggiorava. «Non mi vergogno ad ammettere che ho pianto, per disperazione ma anche per gioia, come quando mi sono trovata di fronte al Monte Bianco. Nelle Terre Alte non bisogna temere di fare incontri pericolosi. Sul sentiero si incrociano paesi piccoli dove vivono comunità accoglienti. Chi arriva con uno zaino è sempre ben accetto. Anzi, la maggior parte delle persone che mi hanno ospitata erano uomini e sono sempre stata trattata come una figlia».
Cosa resta alla fine di un viaggio? «Sembra strano, ma più cammini e più hai bisogno di tempo per capirti. Alla fine di tutto, ho avuto però la conferma che sognare fa bene. La Sara sognatrice ora è più forte: nuove strade, nuovi progetti, nuove idee. Sul sentiero mi sono chiesta mille volte: cosa mi serve per stare bene con me stessa? E la risposta è stata: tempo. Un giorno un mese, un anno non importa, quello che si può, quello che si ha a disposizione. Ho capito che è importante ritagliarsi dei momenti per se stessi e avere il coraggio di essere un po’ egoisti».
Dai sentieri al palcoscenico
«Molti amici mi hanno suggerito di scrivere la mia esperienza. Ci ho provato, ma dopo le prime pagine ho capito di non avere questo talento». Sara si esprime con il corpo, così insieme ad Alberto Munarin, ballerino e regista, scrive lo spettacolo “Sul Sentiero” (promosso dalla compagnia Ersilia Danza), dove racconta il suo viaggio. «Mettere in scena un cammino con i passi di danza può essere un azzardo, il movimento è quello, un passo dopo l’altro, non ci sono evoluzioni particolari. Utilizzando il corpo abbiamo lavorato quindi sulle emozioni che mi hanno attraversata: gioia, difficoltà, rabbia, paura, dubbi».
«E pensare - aggiunge - che prima di partire volevo smettere con la danza. Non trovavo più una motivazione. Volevo appendere le scarpette al chiodo e ritornare al mio primo amore, la montagna vissuta in tutti i modi possibili. Invece, riapprodata nel mondo reale, con il teatro-danza ho ritrovato la voglia di esprimermi con il corpo».
Il corpo, uno strumento che Sara ha imparato ad amare e rispettare, proprio sui sentieri. «Con il mio non ho sempre avuto un buon rapporto. C’è sempre stato qualcosa che non andava, sono sempre critica con me stessa. Per muoverti a lungo devi poter contare su di lui e quindi occorre averne cura. Il cammino mi ha quindi insegnato ad accettarlo, a volergli bene. In sette mesi e nonostante la fatica, il corpo non mi ha mai abbandonato. Gli sono riconoscente perché è solo grazie a lui che ho potuto compiere tante imprese: dal niente a essere ballerina, alpinista e camminatrice. Ora mi do tante pacche sulle spalle», mi dice sorridendo.

Sara sta portando “Sul Sentiero” in diverse città. Il suo palco è l’ambiente. «Con il mio spettacolo vorrei che ogni persona potesse percepire la sincerità di ogni mio gesto, capire quale emozione si nasconde dietro a ogni passo sulla scena. Desidero trasmettere il valore del sognare, del mettersi in gioco. Forse non sempre funzionerà, ma bisogna provare. E se qualcosa non va come sperato, sapere che si può cambiare sentiero. L'importante è avere sempre il coraggio di osare».
Dopo aver ascoltato la storia di Sara, comprendo pienamente il significato della parola “amore”, riferita non solo alla montagna, al cammino o alla sfida del progetto. È stato l'amore per se stessa a spingerla sul sentiero, per la scoperta, per la libertà e il bisogno di trasformarsi. Si parte cercando qualcosa fuori da te e torni avendo trovato qualcosa dentro di te. Parti con uno zaino pieno di dubbi e ritorni con il cuore pieno di storie. Dal palcoscenico ai sentieri e dai sentieri di nuovo al palcoscenico, il cerchio si è chiuso. Ma come ogni buon viaggio, la fine è solo l'inizio di una nuova avventura.
Sentiero Italia Cai
Con i suoi 8.000 chilometri di lunghezza (7.850 km, 350.000 metri di dislivello positivo, 364 tappe, tocca 16 parchi naturali nazionali), il Sentiero Italia CAI è l’alta via più lunga al mondo. Percorre tutte le venti regioni italiane, partendo da Santa Teresa di Gallura, Sassari, fino alla città triestina di Muggia, ma può essere percorso anche a ritroso, come ha fatto Sara Bonfanti.
Il Sentiero Italia CAI nacque nel 1983 grazie a un gruppo di giornalisti ed escursionisti, ma fu nel 1995 che il progetto prese forma con l’iniziativa pubblica "CamminaItalia", promossa dal CAI e guidata da Teresio Valsesia, Riccardo Carnovalini e Giancarlo Corbellini. Un gruppo di escursionisti partì dalla Sardegna per un viaggio di otto mesi attraverso l’Italia. Il successo portò a una seconda edizione nel 1999, con il sostegno dell’Associazione Nazionale Alpini.
Dopo un periodo di minor visibilità, il percorso è tornato protagonista grazie alla promozione dell’associazione Va’ Sentiero e all'impegno del Club Alpino Italiano che, in collaborazione con l'associazione originaria, ha lanciato il progetto di recupero "Sentiero Italia CAI".
Le fotografie utilizzate nell’articolo sono di Sara Bonfanti, Francesco Coluzzi, Caterina Parona.
davvero una bella storia, personale rispetto al cammino e collettiva rispetto al sentiero che attraversa tutto il Paese. bello bello. grazie