Quella volta che ho detto: "Mollo tutto e ci provo".
Ricominciare da una passione seguendo solo l'istinto. Lo ha fatto Celeste Valentina, fotografa. E questa è la sua storia.
Un salto nel vuoto spesso ti permette di atterrare nel mondo che hai sempre sognato. Ci vuole però tanto coraggio, per buttarsi. Ma si sa, audentes fortuna iuvat. E siccome Celeste Valentina di audacia ne ha da vendere, ad un certo punto della sua vita ha infilato la laurea in Architettura nel cassetto per dedicarsi all’ottava arte. “Lavoravo in uno studio e nel tempo libero già scattavo foto per parenti e amici. La classica cugina fotografa a cui si chiedono i reportage familiari. Mi piaceva progettare, però mi pesava il lavoro nei cantieri dove occorre avere un carattere completamente diverso dal mio. Io sono empatica, emotiva, dolce. Aspetti che non funzionano quando devi dirigere lavori in un ambiente prettamente maschile. Poi, quando quello che sembrava un passatempo stava diventando una passione, mi sono detta: basta, ci provo. Mi sono presa del tempo per organizzarmi, ma a costo di mangiare solo patate ho mollato tutto per dedicarmi esclusivamente alla fotografia”.
La storia professionale di Celeste inizia con un diploma artistico, un percorso che la immerge nel mondo dell’estetica, del disegno e della creatività. Con la formazione accademica e la laurea in Architettura, perfeziona il senso dello spazio, della composizione, dei dettagli, dei materiali e dei colori. “Tutte queste esperienze, e un pizzico di spirito imprenditoriale ereditato da mio papà, sono oggi convogliate nel mio lavoro di fotografa e contribuiscono a creare immagini in cui ogni elemento ha, come mi piace dire, un suo posto nel mondo”.
I primi reportage li scatta ai matrimoni. Le sue foto sono belle, originali e i clienti la richiedono.
"Qualcosa dentro di me mi diceva però che dovevo prendere un'altra strada. La corsa mi affascinava, quel gesto atletico mi chiamava. Decisi di lanciarmi in un'avventura completamente nuova. Mi parlarono di una gara locale vicino Bergamo, il Memorial Eugenio Mercorio. Senza pensarci troppo, afferrai il mio zaino e mi ritrovai a Foppolo, dove chiesi agli organizzatori il permesso per scattare. Mi diedero via libera e... Boom! Fu amore a prima vista. L'energia, la spontaneità, il movimento, tutto era così diverso dai matrimoni che avevo sempre fotografato. Non fraintendetemi: non rinnego quel lavoro, anzi, ancora oggi fa parte del mio portfolio. Ma lo sport? Lo sport mi ha letteralmente rubato il cuore, risvegliando una passione che non sapevo di avere."

Poi arriva l’occasione che ti cambia la vita, che ti apre nuovi orizzonti. Nessuna casualità, solo intuizione, quel sesto senso che se impari ad ascoltare ti fa imboccare le strade più panoramiche. “Era il 2019. Mi trovavo in un negozio di articoli sportivi per acquistare il materiale da snowboard. Volevo imparare uno sport invernale e la tavola mi affascinava più dello sci. Vedo una locandina, “La montagna, la mia vita tra zero e 8000”, ospite l’alpinista Hervè Barmasse. Non so cosa mi abbia spinto a farlo, ma alla serata ci sono tornata con la mia macchina fotografica, seduta tra il pubblico come una spettatrice qualsiasi. Scatto le foto e poi le posto sul mio profilo Instagram. Dopo qualche giorno Hervè mi contatta, si congratula per le foto e inizia a seguirmi”. Poi, continua nel racconto Celeste, il Covid interrompe la comunicazione che riprende in modo inaspettato nel 2021, quando l’alpinista valdostano le scrive per coinvolgerla in uno shooting fotografico in vista della Maratona dles Dolomites.

“Dovevo raccontare come si prepara una atleta, soprattutto dal punto di vista dell’integrazione. Lo sponsor era Enervit e in quell’occasione ho conosciuto anche Elena Casiraghi, esperta di nutrizione, ricercatrice e divulgatrice per questo brand. Così, da un semplice post sui social, mi sono ritrovata a lavorare con atleti di alto livello e con aziende importanti del mondo dello sport”.
E soprattutto con le foto di Barmasse pubblicate su Sportweek, il settimanale della Gazzetta dello Sport.

“Grazie anche allo snowboard (e al mio fantastico maestro Juri Pianetti) ho imparato a vivere la montagna e ad innamorarmi di tutti gli sport legati a questo ambiente straordinario”.
“Questa disciplina mi ha inoltre permesso di scattare foto mentre scendo con la tavola, abilità che mi aiuta a seguire atleti e competizioni invernali importanti”.
"Nonostante questi primi successi, sentivo però il bisogno di una svolta, di un palcoscenico che mi catapultasse nel cuore pulsante dello sport d'élite. E poi, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato il Tour de France. Il mio compito? Catturare non tanto gli atleti, ma l'anima stessa dell'evento nella sua tappa italiana. Dovevo immortalare le emozioni a fior di pelle, quell'atmosfera eccitante che solo un grande evento sa creare. Non è stato un gioco da ragazzi, ma direi che ce l'ho fatta”.
“Il dinamismo, la luce che cambia, quell'attimo momentaneo che non puoi lasciarti sfuggire: è questo che mi fa innamorare del mio lavoro. Non sono una di quelle fotografe che si appostano per ore aspettando lo scatto perfetto della natura, né mi sento a mio agio nel catturare la quotidianità urbana. Rispetto questi stili, ma non sono la mia strada. Il mio elemento è il reportage vivo, pulsante, dove ogni istante è unico e irripetibile”.
“E il mio sogno nel cassetto? Beh, punto in alto: voglio arrivare alle Olimpiadi. Immagina l'adrenalina, l'emozione di essere lì, nel cuore dell'evento sportivo più prestigioso al mondo, pronta a catturare storie che resteranno nella storia."
“Sono contenta di essermi fatta la gavetta tutta da sola: superare transenne, essere veloce, cercare uno mio stile, difendermi dai colleghi che sgomitano per un posto in prima fila. Gli stessi che spesso mi chiedono se riesco a vivere solo con la fotografia. E io rispondo: sì, ora ce la faccio. Sono forse stata fortunata, ma le occasioni me le sono anche cercate”. Le chiedo se il mondo della fotografia è selettivo con le donne. “Per i reportage matrimoniali è un vantaggio. Lo sport è più classista. Però possiamo sempre giocare la carta della sensibilità e a volte ci scelgono proprio per questa”
.
"Se ci penso, da quando ho deciso di investire in quello che ho percepito essere il mio percorso personale e lavorativo, cioè la fotografia e lo sport, ho capito che la vita è un susseguirsi di connessioni create da persone affini che si attraggono naturalmente", riflette Celeste.
E il segreto, aggiungo io, è saperle intercettare, queste connessioni, per lasciarsi trascinare in quel vortice che solo le passioni sanno creare. Perché, alla fine, sono proprio queste a farti spiccare quel salto nel vuoto. Ed è proprio lì che si trova il coraggio di volare.