I miei record sono tutte storie d'amore
Matematica, ciclista indipendente, donna controcorrente e anarchica: signore e signori, vi presento Vittoria Bussi.
Prima di incontrarla, pochi giorni fa, ho letto il suo libro Non conosco altro modo di vivere1 . Riga dopo riga ho scoperto una storia sincera, con più battaglie che trionfi e costruita su mille rinascite senza un briciolo di rassegnazione.
Prima matematica con un dottorato a Oxford, poi ciclista professionista di livello mondiale, Vittoria Bussi è un mix di rigore accademico, passione agonistica, libertà di pensiero estrema. In un mondo pieno di regole, lei ha puntato tutto sull’unicità. Scrive nel suo libro: “La diversità è un valore”. Scelta coraggiosa, anche se porta quasi sempre a sentirsi soli.
Con 50,267 km percorsi, Vittoria è la detentrice del record dell’ora femminile2. Un primato mondiale conquistato due volte: la prima il 13 settembre 2018 al velodromo di Aguascalientes, in Messico, dove è tornata a riprenderselo il 13 ottobre 2023, strappandolo all’olandese Ellen van Dijk.
La incontro alcune settimane dopo il suo tentativo di record dell’inseguimento individuale sulla distanza di tre chilometri, realizzato a metà settembre sempre sulla pista di Aguascalientes. Un obiettivo mancato che però le è valso il record nazionale.3
“Avevo già capito che non l’avrei fatto. Per come stavo, due secondi non sarei riuscita a tirarli fuori dalle gambe. Ho tentato il record con il cuore ma anche con l’ignoranza. Sarebbe stata l’ultima gara della mia carriera da ciclista, volevo godermi quell’ultimo giorno e ho gestito male la corsa”. A complicarle la vita anche due fattori esterni: temperature intorno ai 30°C, contro le speranze di 34-35°C che avrebbero reso la pista più scorrevole; problematiche aerodinamiche, perché l'inseguimento in solitaria non ha creato quei flussi d'aria che normalmente spingono i ciclisti quando gareggiano in due o in team.
“Sapevo di avere il 90% di possibilità di fallire. Ora questo record è divento un’ossessione e mi toccherà rimangiarmi l’addio alle corse. Diciamo che la frase che attualmente più mi rappresenta è: vinci la guerra ma perdi la pace”. L’idea di ritirarsi dalla competizione l’aveva gettata nello sconforto. “Mi sono allontanata dalla bici per pochi giorni e mi sono ammalata. Mi è tornata la voglia di riprovarci, di risentire il gusto dell’adrenalina. Il fatto è che sono ostinata, voglio imparare tante cose. Nell’inseguimento individuale c’è ancora molto da studiare dal punto di vista dell’aerodinamica. E io voglio capire come funziona”.
Del resto, nonostante il livello atletico raggiunto, lei resta pur sempre un’accademica che nella matematica pura ha trovato la strada per avvicinarsi il più possibile alla perfezione. “La matematica applicata è un’entità, è già tutto scritto. Quella pura è astratta, non si può attribuire alla vita reale. Come il record dell’ora, che ti regala l’illusione di raggiungere la perfezione, ma una volta afferrata scopri che ce n’è un’altra da inseguire”.
"Matematica e ciclismo sono simili. Come la felicità, sono elementi in continua evoluzione. E la felicità, per me, è ricerca della perfezione".
“Quando dico voglio imparare non intendo solo la parte scientifica, ma sopratutto quella personale. “Durante le gare, sperimento un dialogo interiore unico, che diventa interessante quando sto raschiando il fondo. Escono i demoni, ma anche la Vittoria vera".
Atleta fuori da tutti gli schemi, Vittoria si definisce ciclista indipendente. “Non sopporto le regole, le gerarchie, le cose fatte in un certo modo solo perché ‘si fa così da sempre’. Arrivando dal mondo accademico, nel ciclismo speravo di incontrare più professionalità, metodo e soprattutto più interesse verso lo studio e la comprensione scientifica di certi aspetti relativi a queste discipline, l’ora e l’inseguimento individuale. Non trovandolo, ho imparato a gestirmi da sola, ho creato una mia squadra e dirigo i miei progetti anche se poi fatico a raccogliere i fondi per realizzarli. I brand chiedono visibilità sui social, mentre io preferisco parlare guardando le persone negli occhi: se ti piace il mio progetto, se ci credi, allora sostienimi”.
"So di non poter piacere a tutti e non sono brava a promuovermi. Il record dell'ora l'ho realizzato grazie al crowdfunding, senza alcun supporto dalla federazione ciclistica. Paradossalmente, in Inghilterra sono più conosciuta che in Italia, dove l'interesse va oltre l'aspetto sportivo, estendendosi a quello scientifico grazie ai miei studi di aerodinamica nelle gallerie del vento. Quindi, nonostante il record mondiale italiano, sono costretta ad allenarmi ogni giorno al World Cycling Center di Aigle, in Svizzera, dove ormai mi trattano come una di famiglia, visto che al velodromo Maspes-Vigorelli di Milano un'ora di allenamento mi costa 100 euro".
Le chiedo quali sono stati i momenti di svolta principali della sua vita. “La morte di mio padre, nel 2012, ha innescato un effetto a cascata che ha cambiato il corso della mia esistenza, portandomi dopo quattro anni a lasciare la carriera accademica per il ciclismo professionista. Questa disciplina l’ho incontrata tardi, a 27 anni, ma è riuscita a colmare il vuoto lasciato dalla sua morte. A lui ho dedicato i miei record”. E con la scomparsa del padre, suo punto di riferimento Vittoria si è trovata a fare i conti con la morte. “Ho imparato a portarle rispetto, perché mi fa vivere la vita più intensamente”.
Con il ciclismo sono poi arrivati altri cambiamenti decisivi. “La scelta di vivere a Torino, un grande passo per una abituata al Grande Raccordo Anulare. Poi, grazie ai numerosi ritiri in altura, ho scoperto il bisogno di stare da sola in mezzo alla natura, così ho iniziato a concedermi lunghe camminate nei boschi; il professionismo mi ha invece obbligata ad avere una maggiore consapevolezza del mio corpo, con cui ha fatto pace dopo aver attraversato anche l’anoressia durante l’adolescenza. Nonostante questo, a 37 anni fatico ancora ad immaginarlo affrontare una maternità”.
Prima di volare a Città del Messico per il tentativo di record dell’inseguimento, Vittoria Bussi si è sposata con Rocco Japicca, suo partner da quindici anni anche nei progetti legati ai record. La persona che più di tutte ha vissuto i tanti cambiamenti di pelle di Vittoria. “Lui ha sempre creduto in me anche quando mi sentivo sopraffatta. I miei record sono storie d’amore, di vita e di famiglia”. La cerimonia è stata celebrata sul Colle del Gran San Bernardo, dove si stava allenando per la nuova impresa.
"Non volevo sposarmi, ma alla fine me la sono goduta. Volevo indossare un vestito rosso, perché sono una donna passionale e invece ho detto sì a 2.500 metri di altezza con un abito bianco di pizzo. È stato davvero il giorno più bello della mia vita”.
Cosa farà Vittoria Bussi quando, e se, appenderà la bici al chiodo? "Prima di essere un'atleta sono una matematica. Mi piacerebbe dedicarmi alla ricerca scientifica applicata allo sport. Amo ancora profondamente questa vita: l'adrenalina della gara, la gestione dei progetti, la continua scoperta di cose nuove, anche se non riesco a mettere da parte nemmeno un euro. Forse, in futuro, tornerò alla mia prima passione, la corsa, lo sport che mi ha fatto conoscere il sapore della velocità. Per ora posso solo dire di essere grata per quella che ho e che sono, specialmente da quando ho imparato a procedere un passo alla volta. Prima guardavo troppo avanti e le aspettative diventavano un peso insostenibile. Non ho un'idea precisa di cosa farò. Nel presente vedo ancora il ciclismo, ma di una cosa sono certa: la mia vita con Rocco sarà la destinazione finale".
Non conosco altro modo di vivere - Vittoria Bussi con Simone Siviero (Ed. Atene de Canavese, 2024)
Il record dell'oraIl record dell'ora è una disciplina del ciclismo su pista dove l'atleta, partendo da fermo all'interno di un velodromo, deve percorrere la maggiore distanza possibile in sessanta minuti. Vittoria Bussi detiene il record femminile con 50,267 km.
Nell'inseguimento individuale, Vittoria Bussi ha sfiorato il primato mondiale (3'19"787 contro i 3'16"937 della statunitense Chloé Dygert, Mondiali di Berlino 2020). Dal 2025, l'UCI unificherà la distanza femminile a quella maschile, portandola da 3 a 4 km.
La pubblicazione delle immagini presenti in questa newsletter è stata autorizzata da Vittoria Bussi.