«Lo sport mi ha insegnato il valore del cambiamento».
Da manager nel settore aeronautico a Manager della Sostenibilità: la nuova sfida di Marta Poretti nel mondo dello sport.
“Lo sport mi ha dato tanto, soddisfazioni, insegnamenti e soprattutto valori. Ora sento che è il momento di ricambiare tutto ciò che ho avuto ed è per questo che ho deciso di intraprendere una nuova avventura professionale che unisse le mie due professionalità, manager e atleta”. Marta Poretti è una tosta. E non fatevi fregare dal suo sorriso, perché dietro c’è una macchina da guerra che c’entra ogni obiettivo. I suoi curricula, personale e sportivo, sono pieni di successi, o quanto meno di traguardi importanti. Di quelli ‘non per tutti’, per capirci.
Una laurea in Economia e Commercio, master in “Economia e management del turismo di montagna”, corsi di alta specializzazione come “Valorizzare il territorio attraverso lo sport”, manager e responsabile finanziaria in un’azienda aerospaziale fino alla svolta, nel 2020. “È stato un anno di grandi cambiamenti segnati anche dalla pandemia. Ho pensato che fosse il momento giusto per dedicarmi totalmente a un nuovo progetto, unendo in un'unica attività la mia passione per lo sport e per l'ambiente".
“Sono sportiva da sempre e il mondo outdoor, in particolare quello montano, è il mio preferito. Ho mosso i miei primi passi in montagna e da lì non mi sono mai allontanata”, spiega.
In realtà, dalle vette si è staccata ma solo per arricchire il suo palmarès impressionante: record femminile alla Ultra Gobi (400km in completa autonomia nel deserto asiatico), prima donna e seconda assoluta alla Iditasport Extreme Alaska 350 miglia e prima assoluta alla Rovaniemi 300 in Finlandia, superando anche il vincitore della gara maschile. E sono solo alcuni dei suoi successi.

Le sue imprese infatti non si fermano qui. Dalla Tierra Viva Adventure Race in Patagonia (600km con 20.000m di dislivello) a sei Ironman completati, dallo scialpinismo alle competizioni di MTB, dove ha vinto la Italy Divide – Unsupported Bike Adventure (924km – 25.000 md+) nel 2017. L'ultima vittoria? La Westrail in Sardegna: 430km e 11.000 metri di dislivello positivo.

Un rapporto così stretto con lo sport e l’ambiente non poteva che confluire nella sua nuova sfida professionale.
Nel 2024, il percorso di Marta prende una nuova direzione: dopo un corso di alta formazione a Roma, diventa Manager della sostenibilità nello sport. È una figura professionale emergente, strategica per il futuro dello sport, ma ancora poco conosciuta. Per lei, abituata a tracciare nuove rotte nei deserti e nelle terre più remote del pianeta, è l'ennesima sfida da vincere
La figura del manager della sostenibilità1 nello sport rappresenta oggi una delle professioni più innovative e strategiche di questo settore, oltre ad essere una sfida che alcune società sportive e organizzatrici di eventi stanno cominciando ad accettare. Un ruolo che Marta interpreta alla perfezione grazie alla sua doppia anima di manager e atleta. Il suo compito? Progettare strategie concrete per rendere eventi e strutture sportive più sostenibili e inclusive.
Questa nuova figura professionale si inserisce perfettamente negli obiettivi dell'Agenda 2030, documento adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015. Lo sport, con il suo potere mediatico e la sua capacità di coinvolgimento, può diventare un potente acceleratore per raggiungere questi traguardi. "La sostenibilità non è più un'opzione", spiega Marta mentre racconta il suo nuovo ruolo. "Ogni evento sportivo, ogni struttura, ogni decisione deve considerare il suo impatto sull'ambiente e sulla società". Il suo compito è tradurre questa visione in azioni concrete: dai piani di riduzione delle emissioni alla scelta di fornitori responsabili, dal supporto alle comunità locali all'inclusione sociale.

“In pratica, si lavora con la società sportiva oppure organizzatrice di eventi alla redazione di un Piano di sostenibilità", spiega. "È un documento con linee guida strategiche che le accompagna lungo un percorso fatto di scelte consapevoli, dove si affrontano temi come, ad esempio, cambiamenti climatici, catena di fornitura responsabile, scelta di partner che condividono le stesse finalità, supporto alle comunità locali e inclusione".
Il cambiamento è già in atto e alcuni esempi si osservano già nel panorama dell’atletica e in particolare della corsa: l’UTMB World Series con il suo manifesto UTMB for the Planet, in Italia, il Campaccio Cross Country con il nuovo Piano di Sostenibilità, la piattaforma Athletics for a Better World della Federazione Mondiale di Atletica Leggera.
“La sostenibilità porta sempre feedback positivi e non solo a chi la promuove”, afferma Marta. “Ma in ambito sportivo c’è ancora tanto lavoro da fare. Basta pensare che nelle quattro discipline professionistiche italiane - calcio, basket A1, golf e ciclismo - nessuna società ha ancora un vero Piano di sostenibilità", sottolinea Marta. Quali sono i punti critici? Il trasporto, la produzione di rifiuti, la manutenzione degli impianti, l’utilizzo di fonti rinnovabili, il controllo sui consumi di acqua, l’inclusione di genere intesa come stessa visibilità mediatica e stessi riconoscimenti tra uomo e donna sono solo alcuni degli aspetti che richiedono un cambiamento”.
“Lo sport è un veicolo importante di valori, insegna a celebrare le vittorie ma anche ad abbracciare le sconfitte, a collaborare, a includere, a rispettare l’ambiente e chi hai di fronte. Sono aspetti che ogni atleta e ogni organizzatore dovrebbe portare con sé, dal più piccolo evento di paese fino alle competizioni internazionali".
"Ecco perché ho scelto questa nuova sfida professionale", continua. " So quanto c'è ancora da fare per rendere lo sport davvero sostenibile e inclusivo. Non voglio solo assistere al cambiamento: voglio esserne protagonista attiva”. Metro dopo metro, come nelle sue numerose sfide oltre i limiti.
Sostenibilità: “Soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura” è la definizione ufficiale di sviluppo sostenibile.
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