«Porto sorrisi in giro per il mondo»
Conoscere Stefania 'Steppo' Valsecchi vale come un giro sulle montagne russe: adrenalina a palla e il desiderio di farne un altro nella sua vita spericolata.
Maestra di scuola elementare e avventuriera instancabile, la lecchese Stefania Valsecchi ‘Steppo’ non smette di attraversare continenti, valicare montagne e portare nel mondo il suo sorriso con la stessa curiosità e leggerezza con cui insegna ai suoi alunni a guardare oltre l’orizzonte.
In sella alla sua bici, e non solo1, ha tracciato rotte impossibili, unendo chilometri e incontri, fatica e meraviglia, senza mai perdere il gusto di scoprire.
Per raccontare la sua storia bisognerebbe partire da quando, all’età di dieci anni, in sella alla sua bicicletta rossa ha pedalato per trenta chilometri in solitaria (e senza avvertire i genitori) per visitare un’amica.
Con lo stesso spirito d’avventura e una determinazione incrollabile, nel 2024 è diventata la prima donna a pedalare sul Passo Umling-La (5.810 m), il valico carrozzabile più alto del mondo, situato nel Ladakh, tra India e Tibet.
E se le domandi che rapporto ha con la fatica, lei risponde: «La fatica? Chiedi ai miei alunni se si stancano di giocare: ti diranno di no. A me succede lo stesso!», spiega con un sorriso che rivela la semplicità con cui affronta imprese che per altri sarebbero impossibili.
E questo è solo l’incipit.
Dall’aula ai giri intorno (e dentro) al mondo
Raccontare tutte le sue imprese è impossibile, la newsletter ha un numero di caratteri limitato. Si potrebbe però partire dal 2007, quando Stefania attraversa l’Himalaya da nord a sud pedalando per 1.200 chilometri da Lhasa a Kathmandu, passando per il campo base dell’Everest a 5.300 metri di altitudine. Lo fa portando nel cuore i volontari dell’associazione Cancro Primo Aiuto, perché per la Steppo ogni impresa non è mai buttata lì, a caso. «Ho sempre voluto che il viaggio avesse un senso, qualcosa in grado di restare anche dopo essere tornati a casa», mi dice.
Con questo spirito era partita anche nel 2004 per il Cammino di Santiago, 800 chilometri macinati per Simone, un bimbo di Lecco nato con una malformazione cardiaca congenita. «Dopo l’intervento aveva avuto molti problemi e così gli ho fatto una promessa: se sopravvive, faccio tutto il cammino». Simone sopravvive e ora fa il pasticcere.
Un senso alla sua impresa l’ha dato anche nel 2015, dopo la vittoria alla Himalayan Highest MTB Race, gara in 6 tappe di MTB in Ladakh (Himalaya Indiano) tutta sopra i 5.000 m di altitudine. « A Kathmandu c’era appena stato il terremoto, con tante vittime. Avevo conosciuto un ragazzino di 14 anni rimasto orfano in seguito alla catastrofe, così gli ho regalato la mia bicicletta. E poi ho saputo che, partendo con quella, si è inventato un piccolo noleggio di bici per turisti».

Le traversate che uniscono terre e persone sono la sua specialità. E nonostante lo scialpinismo e tutte le attività di montagna siano le sue preferite, i due mesi di vacanza estiva (ricordate che è una maestra?) le permettono lunghe ed epiche avventure. Nel 2013, per esempio, percorre in bicicletta e in solitaria tutte le Alpi, da Trieste a Ventimiglia, 2.200 chilometri e 57 mila metri di dislivello in veste di ambasciatrice della sua città, perché Lecco, quell’anno era stata dichiarata ‘Città Alpina d’Europa’. «Contattai duecento Comuni. Mi presentavo dicendo: sono Stefania, vengo da Lecco e voglio abbracciarvi. Ancora oggi ho contatti con molte di quegli amici conosciuti sul percorso. Non ha mai incontrato persone che volessero farmi del male, ma gente bisognosa di abbracci e sorrisi».
Nel 2017, invece, parte da Catania per Capo Nord, 5.300 chilometri in ventinove giorni. Arrivata a Sabaudia, non trovando un posto per dormire bussa alla porta di Don Giuseppe, il parroco. «Gli dico: non so dove passare la notte, non sono pazza, sono disarmata e sono sola», parole sincere che le valgono un letto in oratorio. «Una serata fantastica - ricorda - trascorsa con gli adolescenti tra canti e preghiere».

Quando il dolore si trasforma in energia
La vita di Stefania non è stata solo successi e imprese avventurose. Nel 2015, un incidente in bicicletta le procura fratture multiple a gamba e piede. La opera il dottor Pietro Poli, chirurgo ortopedico e campione olimpico di canottaggio a Seul, nel 1988. «Mi dice: guarda che certe cose non le potrai più fare. Sotto l’effetto dei sedativi gli racconto il mio sogno di unire con un’unica pedalata le cime più importanti d’Italia: Monte Bianco, Gran Sasso ed Etna», racconta Stefania. Al risveglio si ricorda della progetto, che realizza l’anno dopo: 2.000 chilometri e 23.900 metri di dislivello in venti giorni. Bici più alpinismo.
Ma è nel 2018 che affronta il dolore più grande: la morte improvvisa del suo compagno, Maurizio ‘Ciccio’ Valsecchi, guida alpina e membro della XIX Delegazione Lariana del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (Cnsas), stroncato da un malore in montagna. «Per 16 anni Ciccio è stato il capanatt, (rifugista, nel dialetto lecchese) del Rifugio Azzoni del Monte Resegone. C’eravamo conosciuti proprio lì, era rimasto impressionato da una mia discesa con gli sci e ha voluto conoscermi», ricorda la Steppo. «Era una persona allegra, solare e amava il mare. Insieme sognavamo di circumnavigare l’Italia in barca a vela. Quando è morto mi sono detta: non ho figli, non ho altri legami, cosa posso fare? Allora ho deciso che avrei portato il suo sorriso nel mondo».
L’anno seguente, Stefania percorre in bici 3.800 chilometri in diciotto giorni e si fa tutto il periplo della penisola. «Anziché guardare l’Italia dal mare - mi dice - ho guardato il mare dalla costa pensando alla barca a vela di Maurizio.
Con Lola fino alla fine del mondo
Nel 2023, parte con l’alpinista bergamasca Eleonora ‘Lola’ Delnevo2 per un viaggio attraverso la Patagonia argentina, da El Chaltén a Ushuaia. Stefania in bici e Lola in handbike sfidano i chilometri, gli imprevisti e le condizioni climatiche patagoniche. Tutto in autosufficienza: tenda, fornelletto, sacchi a pelo, cibo.
«Per quaranta giorni ho fatto collegamenti in diretta con i miei alunni di quarta e quinta elementare, mostrando la quotidianità della nostra impresa. Conoscevano Lola perché era stata a scuola con la sua handbike. Abbiamo montato la tenda in cortile, raccontato il viaggio, hanno conosciuto la disabilità e abbiamo anche cucinato un risottino sul fornelletto da campeggio». Le chiedo cosa le è rimasto dopo un’impresa così difficile da gestire. «È stato un viaggio particolare. Insieme abbiamo affrontato sfide dure, soprattutto per la mancanza di strutture per disabili. Mi ha stupito la forza di Lola, l’ho vista resistere a situazioni complicate come, ad esempio, al vento fortissimo che spostava bicletta e handbike e ci obbligava a rintanarci nelle fermate dei bus. Dopo quell’esperienza ho avuto la conferma che non serve piangersi addosso, che non siamo mai vittime di eventi ma solo di noi stessi».
Stefania è anche una guida di sci per non vedenti. «Mi sono laureata in filosofia portando una tesi sull’importanza dello sci come momento ricreativo per non vedenti. Ho cominciato a seguirli all’età di 18 anni e ora sono anche formatrice per il Gruppo sportivo Ciechi Lariani. Li porto anche in bici e in canoa guidandoli con un auricolare. Quando fanno sport percepisci il loro senso di libertà».
Infine le chiedo «Perché ti chiamano Steppo?». Stefania sorride e mi racconta che tutto era partito da una suora dell’asilo. «Le mancavano i denti e non riusciva a pronunciare la effe di Stefy. Mi chiama Steppi e col tempo sono diventata Steppo».
E mentre mamma Virginia, sua follower su Facebook, sgrana rosari e va a messa cercando intercessioni dall'alto per la figlia in giro per il mondo, Stefania continua imperterrita con le imprese, proprio come quel giorno in cui era salita in sella alla biciclettina rossa. Perché, e questo l'ho capito ascoltandola, l'avventura non è solo nei luoghi che si visitano, ma nei sorrisi, nelle storie delle persone che si incontrano, nello spirito con cui si decide di affrontare la vita.
E quello della Steppo è uno spirito indomabile, irrequieto. Vivo.
Alcune delle imprese di Stefania.
Nel 2007 compie in bici l’attraversata dell’Himalaya da nord a sud, da Lhasa (capitale Tibet) a Katmandu (capitale Nepal): 1.200 km in bici passando per il Campo Base dell’Everest a 5.300 m di altitudine.
Nel 2008 attraversa le Ande in MTB e sale su alcune montagne classiche oltre i 5.400 m di altezza (Pisco, Ishinca e Urus) con picca e ramponi. E sempre in quell’anno raggiunge la vetta del Monte Bianco dai Cosmiques-Tacul-Maudit e circumpedala il Monte Bianco in due giorni.
Nel 2009 attraversa tutto in fuori strada le Dolomiti in MTB da Riva del Garda a Monaco .
Nel 2010 partecipa alla MONGOLIA BIKE CHALLENGE, gara mondiale di MTB in 10 tappe: 1.400 km e 14.000 m di dislivello tra il deserto del Gobi e le montagne del Khangai, classificandosi prima assoluta donne, battendo anche le professioniste presenti.
Nel 2011 si classifica seconda assoluta donne all’IronBike, di nuovo in MTB: 7 tappe con 35.000 m di dislivello positivo per 800 km sulle Alpi italo francesi.
Nel 2012 attraversa le Ande boliviane in bici e sale (senza bici!) in vetta al Huayna Potosì (6.100 m) con picca e ramponi.
A febbraio del 2013 conquista il titolo mondiale di Triathlon Invernale a Chamonix, e a luglio attraversa da sola in MTB fuori strada tutte le Alpi da Trieste a Ventimiglia (2.200 km e 57.000 m di dislivello fuoristrada).
A luglio del 2015 conquista la vittoria alla Himalayan Highest MTB Race, gara in 6 tappe di MTB in Ladakh (Himalaya Indiano).
Nell’estate del 2016 in solitaria unisce le cime di Monte Bianco, Gran Sasso ed Etna (salite a piedi) con un’unica pedalata di 20 giorni 2.000 km e 23.900 m dislivello.
Nell’estate 2017 attraversa l’Europa sempre in solitaria in bici da strada da Catania a Capo Nord: 5.300 km in 29 giorni.
Nell’estate 2020 parte dalla sua abitazione a Lecco e raggiunge il monte Olimpo in Grecia: 1.900 km in 15 giorni.
Nel 2023 attraversa la Patagonia daEl Chalten a Ushuaia, 1.400 km in autosufficienza, accompagnando Lola Delnevo.
Nel 2024 è la prima donna a pedalare sul Passo Umling-La (5.810 m).